“La Panne” e l’ossessività


L’imputato, – disse, – dubita della sua colpa. È umano. Chi di noi può dire di conoscere se stesso, chi conosce i propri misfatti, le proprie colpe segrete?”

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Per alcune persone è il momento di prendere in considerazione concretamente l’inizio di un percorso di terapia che, forse, per diverso tempo, si è manifestato solo come un’ ipotesi, un pensiero sfuggente in mezzo a molti altri.

 

L’ansia da malattia, più conosciuta come ipocondria può essere spiegata come un’errata interpretazione di sintomi somatici che vengono considerati dalla persona come indici di gravi patologie.

Per qualsiasi cambiamento corporeo il soggetto è portato a catastrofizzare la situazione interpretandola come certo segnale di una malattia che in futuro porterà a terribili sofferenze.

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L’inizio di una psicoterapia viene a volte erroneamente identificato come la certificazione del passaggio da una condizione di salute a una patologica.


Esistono tuttavia momenti in cui si può decidere di investire in un percorso psicoterapeutico per  comprendere meglio ciò che caratterizza il nostro mondo interno e le relazioni con le altre persone, come dare parola ad alcune emozioni che non riusciamo a esprimere o ottenere aiuto per affrontare fasi significative della propria storia personale, senza che tutto ciò sia necessariamente associato a disturbi psicopatologici.

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“ Crescere se è un vero miracolo, è anche un vero dolore. È cambiare, è anche perdersi”  P.C Racamier

 

ADOLESCENZA

L’adolescenza è una fase evolutiva delicata e importante durante la quale nella persona si verificano una serie di radicali trasformazioni fisiche e psichiche. È un’età incerta. Gli stati d’animo sono complessi e contradditori,  l’euforia può lasciare presto posto a una profonda malinconia e le passioni, i progetti, durano il tempo di una notte.

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L’ossessione può essere considerata come un contenuto (un pensiero, un’immagine, una fantasia o un impulso) intrusivo, qualcosa da cui non ci si riesce a liberare, che imprigiona e condiziona il soggetto, sebbene sia considerata dallo stesso come assurda e ingiustificatamente persistente.

A tale esperienza si accompagnano vissuti ansiosi che si intensificano sia nel momento in cui la persona cerca di allontanare il contenuto invadente, sia quando si abbandona a comportamenti e azioni mentali ripetitive nel tentativo di prevenire qualche angosciante scenario.

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Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà

I. Calvino

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Illustrazione di Henn Kim

 

A che punto siamo?

In questi mesi ci siamo sentiti sopraffatti dall’eccezionalità e della portata di questo momento storico, sconvolti nel nostro presente e preoccupati per le ripercussioni di tale situazione nel futuro.

È stata necessaria una ridefinizione dei confini, una riorganizzazione lavorativa e delle abitudini personali. In queste nuove condizioni, che ci è stato chiesto di rispettare, ognuno di noi ha sperimentato e gestito vissuti emotivi differenti.

Alcune persone hanno sfruttato il tempo della quarantena per impegnarsi in attività tralasciate, portare a termine progetti, mettere alla prova la propria creatività. Altri invece non sono riusciti a beneficiare di questo tempo per dedicarsi al lavoro o altro. C’è chi ha riportato importanti difficoltà di concentrazione, irritazione e un certo grado di frustrazione nel trovarsi di fronte l’ennesimo consiglio, ricetta o workout. Chi ha avvertito il senso di colpa per non riuscire a sfruttare in modo ottimale quel tempo “in più” spesso agognato e chi ha vissuto in un continuo oscillare tra imperativi autoimposti e procrastinazione. C’è anche chi di tempo non ne ha avuto e meriterebbe una riflessione a parte.

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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso

M. Proust

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