L’ansia, insieme alla depressione è senza dubbio uno degli argomenti di ordine psicologico più discussi al giorno d’oggi. Negli ultimi anni il termine è entrato a far parte anche del nostro linguaggio comune acquisendo nel tempo un senso molto ampio.
L’ansia può essere considerata come uno stato di apprensione e agitazione provocato dall’incertezza circa il conseguimento di un bene sperato o dalla minaccia un male temuto. Possiamo senz’altro dire che tale stato d’animo è, in forma più o meno accentuata, comune a tutti. La psicologia di stampo evoluzionista si riferisce all’ansia come un fenomeno universale, una componente inevitabile della vita che ha una funzione adattiva per la specie e per il singolo, poiché considerata uno stato di allarme associato alla consapevolezza di un pericolo che minaccia.
Quando parliamo di ansia ci riferiamo quindi a un’emozione famigliare alla maggior parte di noi, che si presenta in diverse situazioni della nostra esistenza. È tuttavia necessario sottolineare che esistono molteplici modalità di espressione, differenti nella sintomatologia e nell’evoluzione.
L’ansia è accompagnata da un massiccia attivazione fisiologica (in particolare vengono riportati sintomi fisici quali tachicardia, sudorazione, sensazione di affanno ecc…). L’attenzione sui cambiamenti fisiologici può prendere il sopravvento e l’emozione apparire sganciata dalla situazione che l’ha generata. A causa dell’eccessiva focalizzazione sull’esperienza corporea, alcune persone faticano a cogliere la differenza tra propri stati interni e le sfumature che una stessa emozione può assumere in differenti contesti. La difficoltà risiede quindi nel dare significato a quel certo modo di sentire il corpo e porta la persona a valutare come pericolosa ogni variazione somatica. La paura dell’ansia legata alle sensazioni fisiche può stabilizzarsi in una condizione d’ipocondria o di disturbo di panico.
I disturbi d’ansia possono assumere forme diverse, ad esempio quella agorafobica legata al timore di trovarsi in situazioni sconosciute, in luoghi ampi e poco controllabili o quella claustrofobica in cui prevale la consapevolezza delle limitate possibilità d’azione a causa dello spazio ristretto.
Spesso al fine di alleviare la sintomatologia le persone ricercano una terapia farmacologica che, come approfondito nell’articolo della collega Dott.ssa Sara Bertoncini, non sempre rappresenta l’opzione preferibile anche a causa dello sviluppo di dipendenza e degli effetti collaterali dei farmaci.
L’approccio psicologico non tenta di eliminare direttamente le attivazioni ma cerca di darvi senso nella cornice della narrazione della storia personale. Per comprendere in modo autentico le emozioni è necessario che queste siano sempre contestualizzate; il significato andrà cercato all’interno della storia di vita del singolo, mettendo in luce gli episodi che favoriscono un certo modo di sentire.
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Bibliografia:
Arciero, Bondolfi, “Sè, identità e sitli di personalità”, Bollati Boringhieri, 2012
Borgna Eugenio: “Le figure dell’ansia, Feltrinelli, Milano 2015.
Dott. Alvaro Fornasari, Paura, ansia e attacco di panico
Dott.ssa Sara Bertoncini, Perché le persone sono ansiose?